
E’ di tre morti il bilancio dell’alluvione del 28 novembre a Bitti, in Sardegna. Eppure si poteva correre ai ripari, c’è un bando di gara che solo ora è stato preso in considerazione, ma che comporta costi scandalosi, e non per sanare la situazione ma per ben altro. L’analisi del presidente SIGEA, Antonello Fiore
Cosa accomuna i due eventi di dissesto geo-idrologico che hanno interessato la Calabria e la Sardegna nell’ultima settimana di novembre 2020? In entrambi i casi abbiamo assistito al verificarsi nello stesso luogo di un evento geo-idrologico a distanza di anni e l’assenza, in tutti questi anni, di interventi volti all’eliminazione del rischio per gli abitanti, le case, le infrastrutture e le attività produttive; non ci sono stati neanche gli interventi che tendono, ancor prima di eliminarlo, a mitigare il rischio geo-idrologico. Quel rischio geo-idrologico che colpisce e punisce severamente gli italiani da nord a sud, isole comprese, costretti a confrontarsi con il rischio di perdere improvvisamente tutto, compreso la vita, per una urbanizzazione senza regole o con regole molto spesso dettate da interessi clientelari o condizionate da consensi elettorali.
Perché l’alluvione a Bitti
Il paese di Bitti, con circa 3000 abitanti, si è sviluppato con una morfologia “ad anfiteatro” lungo i versanti acclivi della valle del Rio Cuccureddu e della valle del Riu Podda. L’edificato più recente, a nord-ovest del nucleo storico, ha occupato la valle del Rio Giordano caratterizzata da una morfologia più pianeggiante. Occorre sottolineare che i due corsi d’acqua, in corrispondenza dell’edificato hanno subito forti trasformazioni artificiali per complessivi 5 chilometri (Fonte Sogesid).
A Bitti il 28 novembre è accaduto un evento geo-idrologico con conseguenze drammatiche in termini di vite umane, al momento tre morti. Lo stesso comune del nuorese il 18 novembre del 2013 era stato colpito da un evento analogo. Ma cosa è successo in questi 7 anni per eliminare o mitigare il rischio per gli abitanti di un paese come quello di Bitti che negli anni ha soffocato il suo territorio tombinando corsi d’acqua a carattere torrentizio che conoscono una sola legge, quella di gravità che li spinge inesorabilmente verso il mare con tutto il loro carico di acque e detriti?
Il bando degli sprechi incredibili

Purtroppo molto poco se non la pubblicazione il 3 settembre 2020 – dopo 7 anni dall’ultima alluvione – del bando per la gara di progettazione europea curato dalla Sogesid SPA “Interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nel Comune di Bitti” . Colpiscono i costi riportati nel quadro economico per avviare questo bando di progettazione destinati alla Sogesid SPA, coinvolta solo nel 2017, pari a euro 442.417,23 e quelli destinati, per questo intervento, al funzionamento dell’ufficio del Commissario Straordinario Delegato per il sollecito espletamento delle procedure relative alla realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, pari a euro 351.103,80.
Dopo il bando ci sarà la commissione per la aggiudicazione della progettazione, l’aggiudicazione provvisoria, eventuali ricorsi e loro risoluzioni, la progettazione esecutiva, l’approvazione della progettazione esecutiva, il bando per l’aggiudicazione dei lavori, l’aggiudicazione provvisoria dei lavori, eventuali ricorsi e loro risoluzioni, la realizzazione e il collaudo delle opere. Ci vorranno anni prima di completare i costosi interventi di mitigazione, e non di eliminazione, del dissesto geo-idrologico a Bitti, i fatalisti hanno ben da sperare.
Sembrava chiaro a tutti, dopo l’alluvione di Firenze del 1966 e la relazione della Commissione De Marchi, che per lo sviluppo socio economico del nostro Paese si doveva dare la giusta importanza alla pianificazione urbanistica del territorio, nel rispetto dei caratteri geologici e geomorfologici di questo. Questi ultimi due eventi hanno dimostrato che è da ricostruire una coscienza politica e amministrativa più incisiva e meno costosa.