
La classificazione NOVA suddivide gli alimenti in base alla loro trasformazione. Più sono lavorati e meno sono ritenuti naturali e salutari
In commercio c’è ogni tipologia di cibo, per tutti i gusti e tutte le necessità nutrizionali, ma esistono alimenti che si possono mangiare regolarmente, altri invece che bisogna mangiarne il meno possibile per evitare problemi di salute.
Oltre al NUTRI-SCORE, il sistema di etichettatura, suddiviso in 5 livelli, dei prodotti alimentari sviluppato in Francia per identificarne facilmente i valori nutrizionali, esiste la classificazione NOVA, elaborata dal gruppo del ricercatore brasiliano di nutrizione Carlos Monteiro del Center for Epidemiological Research in Nutrition and Health (NUPENS) dell’Università di San Paolo in Brasile, è un sistema che ordina gli alimenti in base all’intensità della trasformazione e lavorazione. Tutto questo per distinguere facilmente gli alimenti che possono far bene o male alla salute. In questo caso, la distinzione è su 4 livelli:
- Cibi non trasformati o minimamente trasformati (ad es. verdura, latte),
- Ingredienti culinari lavorati (ad es. olio, zucchero),
- Cibi lavorati (ad es. pasta, pane),
- Alimenti ultra-lavorati (ad es. bevande, dolciumi, cereali per la prima colazione, snack salati, zuppe istantanee e molti altri).
Questi ultimi sono considerati alimenti con profili nutrizionali squilibrati, ma sono molto diffusi, soprattutto in alcune fasce d’età, rappresentando oggi la prima causa di obesità, malnutrizione e malattie correlate.
Gli alimenti ultra-lavorati
Gli alimenti ultra-lavorati sono prodotti in maniera industriale utilizzando diversi ingredienti chimici “non naturali”, il più delle volte economici, come lo sciroppo di glucosio o fruttosio, proteine isolate, additivi alimentari. Vengono realizzati con molti ingredienti, di solito ad alto contenuto energetico, quindi calorico, come grassi, acidi grassi saturi, sale e zuccheri aggiunti, mentre sono poveri di vitamine, minerali, fibre e sostanze vegetali secondarie.
In questo modo, i produttori risparmiano sulle materie prime e sui costi di gestione, ma hanno una produzione elevata perché la richiesta è in costante crescita, portando così notevoli profitti alle aziende.
È evidente che questi alimenti, con questi “requisiti”, non si possono considerare del tutto salutari per la nostra salute, soprattutto se diventano alimenti principali della propria dieta.
Nei Paesi ad alto reddito, come per esempio Germania, Gran Bretagna o negli Stati Uniti, gli alimenti ultra-lavorati stanno sostituendo i cibi naturali o quelli preparati sul momento.
Ma perché questi alimenti hanno successo?

«Questi alimenti sono disponibili quasi ovunque e spesso sono più economici degli alimenti freschi e non trasformati, inoltre sono ampiamente pubblicizzati dall’industria alimentare e hanno un sapore intenso, grazie alla presenza di aromi artificiali e esaltatori di sapidità – spiega Silke Raffeiner, nutrizionista presso il Centro Tutela Consumatori Utenti (CTCU) – Nella maggior parte dei casi sono già pronti per essere consumati o devono essere solo riscaldati».
In questa analisi, non possiamo non considerare, seppur marginalmente, anche le barrette energetiche e proteiche che, nate in ambito sportivo agonistico per aiutare gli atleti a mantenere un livello elevato di prestazioni e permettere un rapido recupero delle energie spese, alcuni le utilizzano, erroneamente, quali sostituivi dei pasti principali. In questo caso, le barrette, che sono prodotti industriali, insieme ad altri prodotti specifici, vanno consumate in maniera corretta, nell’ambito di una dieta adeguata all’attività sportiva praticata e sotto la supervisione di un nutrizionista e di un medico dello sport.
Gravi danni alla salute

L’OMS e le organizzazioni che si occupano di nutrizione hanno posizioni molto critiche su questi alimenti. Per via della loro composizione e per l’uso smodato che si sta facendo, possono creare gravi danni alla salute: dai dati in loro possesso emerge che un consumo elevato di questo tipo di cibi, porta col tempo “malattie infiammatorie croniche, malattie cardiovascolari, diabete mellito di tipo 2, obesità, cancro, demenza e depressione. Oltre al basso valore nutrizionale, anche la formazione di composti potenzialmente nocivi durante il processo di lavorazione potrebbe essere in parte responsabile di queste malattie. Inoltre, sembra che il consumo di questi cibi produca un effetto negativo sulla composizione della flora intestinale e sul sistema immunitario”, riferisce il CTCU.
È dunque evidente che è necessario ridurre al massimo il consumo di alimenti ultra-lavorati e puntare sempre su cibi freschi, di stagione e preparati sul momento. L’offerta alimentare oggi è vasta e diversificata, ma la dieta deve essere sempre equilibrata e consona al proprio stile di vita. Ecco perché, ormai da anni, i nutrizionisti di tutto il mondo continuano a proporre la Dieta Mediterranea come modello di alimentazione sana e genuina. Molti Paesi si stanno convertendo a modelli di questo tipo per contrastare gli effetti negativi sulla salute, e sul sistema sanitario nazionale, di una alimentazione sbagliata.