
Alimentazione, Buone Pratiche e Cultura. I cittadini chiedono chiarezza su ciò che compriamo e mangiamo

Iniziamo dall’ABC: Alimentazione, Buone Pratiche e Cultura è il convegno promosso dall’Associazione Nazionale per il Clima, tenutosi nella giornata di ieri nella Sala Regina della Camera dei Deputati. Creare una cultura dell’alimentazione condivisa e che coinvolga tutti gli attori del sistema è la ricetta emersa durante l’icontro, realizzato con il patrocinio di I-Com e la media partnership di askanews. Occasione del convegno è stata anche la presentazione dello studio Consumi, socialità ed educazione alimentare realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà volto a indagare quale sia oggi il profilo del consumatore italiano, quali i fattori che hanno generato la sua evoluzione e quali i motivi che muovono le scelte del consumo alimentare.
Durante il dibattito è stato rilevato come la maggior parte dei cittadini chiede informazioni più chiare e precise su ciò che comprano e mangiano. Per questo il Governo ha deciso di migliorare maggiormente la trasparenza sulle indicazioni delle provenienze dei prodotti e di tutta la filiera e di combattere sempre più gli sprechi alimentari. “Un fenomeno che solo nel nostro Paese vale 12 miliardi. Il Governo c’è e anche queste azioni, oltre ad una maggiore consapevolezza nelle nuove generazioni, rappresentano delle eredità concrete di Expo Milano”. Ha dichirato il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina.
Le sfide lanciate dal convegno:
- Definire un nuovo paradigma della cultura dell’alimentazione, votato delineare una politica alimentare sostenibile che tenga conto di tutti gli aspetti oggi prioritari a livello globale sotto il profilo alimentare: dalla lotta allo spreco e la sicurezza alimentare, alla salute e l’educazione, fino all’innovazione e alle nuove tecniche di produzione e trasformazione delle risorse e, non da ultimo, l’informazione, fattore determinante nelle scelte di consumo. Sostenibilità alimentare vuol dire individuare le strade migliori per orientare scelte consapevoli del consumatore, riguardo alla propria salute e stile di vita e agli impatti che le sue scelte hanno sull’ambiente e sulla società.
- Abbattere gli steccati tra grande e piccola industria, tra aziende e consumatori, tra pubblico e privato, in cui il contributo del mondo industriale e delle associazioni dei consumatori o di tutti gli stakeholders che si confrontano – direttamente e indirettamente – con le sfide globali in campo alimentare, ambientale e culturale è ormai fondamentale e ha bisogno di ulteriore supporto e confronto con il mondo dei decisori e delle autorità.
“L’alimentazione è uno degli aspetti più trasversali della nostra vita e determina moltissimi atti, scelte e relazioni” ha specificato Angelo Frascarelli, professore di Economia Rurale all’Università di Perugia. “La chiave per il successo del sistema agro-alimentare italiano è trovare una visione tra istituzioni, sistema educativo e sistema agroindustriale capace di definire un intervento congiunto atto a generare messaggi che arrivino in modo coerente al consumatore – cittadino, oggi destinataria di una pluralità di informazioni, non sempre supportate da fonti attendibili. L’assenza di una risposta univoca a livello di corretta cultura alimentare porta a focalizzarsi sulle caratteristiche del singolo alimento, sia in chiave positiva che negativa, ignorando i concetti di equilibrio giornaliero e varietà, fondamentali per un modello di alimentazione sostenibile nel tempo”.
Lo studio disegna un profilo di consumatore “polimorfico” che adatta le sue scelte e le sue convinzioni alle diverse esigenze che incontra nella sua vita, le modifica anche nel corso di una singola giornata e acquisendo informazioni da una pluralità indeterminata di fonti. In questo quadro, il pasto resta – nonostante le nuove necessità socio-economiche – uno dei momenti di maggior valore nella società italiana. Pur con la diminuzione del peso dell’alimentazione nella spesa delle famiglie, l’Italia rimane infatti il Paese europeo con la percentuale più elevata dei consumi alimentari sui consumi totali. Tuttavia, rilevanti sono le evoluzioni registrate nei profili qualitativi delle scelte, più che in quelle quantitative.
“Un modello, quello polimorfico, che risulta anche flessibile, poiché consente al consumatore di adattare l’alimentazione alle molteplici esigenze sociali, personali e familiari imposte dai nuovi stili di vita, pur nel rispetto delle proprie esigenze e convinzioni nutrizionali – ha commentato Marisa Porrini, professoressa di Alimentazione e Promozione della salute all’Università di Milano – ma anche un modello che sfrutta sempre di più le informazioni disponibili online, non sempre adeguatamente supportate dall’evidenza scientifica. La sfida educativa è sempre più impegnativa e deve essere pertanto continua, sistemica e inclusiva di tutte le forze in gioco; educare ad una corretta alimentazione vuol dire rendere il consumatore-cittadino consapevole del fatto che le sue scelte e i suoi comportamenti hanno ricadute importanti sulla sua salute, ma anche sull’economia, la società, la cultura e l’ambiente”.