Agricoltura sostenibile e giovani: innovazione tecnologica per la salvaguardia del suolo e dell’ambiente

Agricoltura sostenibile e giovani. Un binomio in costante crescita, anche grazie agli incentivi statali e all’attenzione sempre più grande nei confronti dei prodotti biologici e dell’ambiente.

Gli under 40 hanno dato grande slancio all’agricoltura sostenibile, con l’aiuto, soprattutto, dell’innovazione tecnologica che restituisce sempre più spazio alla natura.

È di recente pubblicazione la ricerca condotta dalla School of Management del Politecnico di Milano e dal Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia, secondo cui  il 30% degli imprenditori “innovativi” ha meno di 40 anni e il 55% di 1.467 aziende agricole intervistate dichiara di utilizzare tecnologie avanzate per la pianificazione delle colture, la semina, la coltivazione, il raccolto e macchinari per la movimentazione del terreno.

A determinare l’uso di tecnologie innovative sono, soprattutto, la riduzione dei costi di esercizio e l’aumento di qualità e delle produzioni, in modo da avere una resa maggiore e migliore, senza aumentare lo sfruttamento di suolo, acqua, risorse ambientali, e senza aumentare la pressione sull’ambiente. L’ultima generazione di agricoltori pensa sempre più ad attivare strategie di produzione sostenibili, con strumenti che non mettano in pericolo la salubrità alimentare e che utilizzino terreno e territorio, rispettando i criteri di sostenibilità.

Anche l’Accademia dei Lincei e l’Accademia dei Georgofili hanno dedicato uno studio proprio alla conoscenza scientifica per lo sviluppo di sistemi agricoli sostenibili, ma ad elevata produttività nel rispetto del territorio e delle sue risorse. Secondo la FAO, una gestione sostenibile del suolo comporterebbe un aumento del 56% delle produzioni in vista di una popolazione che nel 2050 si prevede aumenterà del 60% rispetto all’attuale.

La salvaguardia del paesaggio, della biodiversità, della fertilità del suolo e la lotta ai cambiamenti climatici sono priorità dell’agricoltura sostenibile e 4.0. Le tecnologie, come benne per escavatori, le forche per trattore o le pinze per tronchi, devono rispondere all’esigenza di innovare senza distruggere.

Gestire il suolo in maniera sostenibile vuol dire avere un terreno sano e nutrito, che riesce a trattenere più acqua e a ridurre le perdite causate da evaporazione, drenaggio e ruscellamento. Coltivare in maniera sostenibile vuol dire anche utilizzare tecniche agronomiche per il mantenimento della fertilità dei suoli e attrezzature idrauliche ed elettroidrauliche idonee.

Per queso è anche necessario affidarsi ad aziende dalla riconosciuta professionalità e qualità come Tecnobenne, un’azienda specializzata proprio nella progettazione e produzione di benne e pinze idrauliche, attrezzature utilizzate per la movimentazione di materiali quali terreno, legname, rottami sia cartacei che ferrosi. Aziende come Tecnobenne sono divenute un punto di riferimento per gli agricoltori che credono nell’importanza dell’innovazione.

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Nomisma ha elaborato un vero e proprio indice originale e monitorabile nel tempo che, sulla base dei dati di performance produttiva e ambientale delle imprese agricole, misura il grado di innovazione del settore primario italiano in confronto agli altri Paesi Membri. L’indice mette a sistema indicatori di produttività delle colture, degli allevamenti, dei fattori di produzione e indicatori di sostenibilità ambientale. Il risultato (da 0 a 100) esprime la leadership dei Paesi Bassi (88), seguiti da Belgio (62), Germania (62) e Danimarca (56). L’Italia si colloca in perfetta media UE con un punteggio di 49. 

 L’innovazione, accanto alla collaborazione e alla circolarità, è tra gli ingredienti principali per  migliorare la sostenibilità del sistema agroalimentare. Nonostante tutto, l’Italia presenta ancora difficoltà nel creare le condizioni per facilitare la nascita e la diffusione di innovazione tra le imprese.

«L’Italia deve finanziare di più Ricerca & Sviluppo su tutta la filiera. La spesa pubblica in Italia in R&S in agricoltura è di appena 4,5 euro a persona, rispetto ai 20,2 euro dell’Irlanda -dati Eurostat 2016». Così Deborah Piovan, portavoce di Cibo per la Mente, il Manifesto per l’innovazione nel settore primario che riunisce 14 associazioni dell’agroalimentare italiano

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