
La proposta dell’Aiab Puglia, da inserire negli insegnamenti della Facoltà di Agraria
L’Agricoltura Sociale e le buone pratiche possono diventare materia d’esame universitario. È quanto proposto da Patrizia Masiello, presidente dell’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (Aiab) della Puglia nel corso di un incontro a Villa Framarino nel Parco di Lama Balice.
Ma che cos’è l’Agricoltura Sociale? Si tratta di un’agricoltura volta al rispetto dell’ambiente, dove le attività umane sono integrate con gli interessi ed i bisogni della terra. È un’agricoltura scandita dalla natura, priva di prodotti chimici contaminanti, che offre all’uomo la possibilità di partecipare ad una serie di servizi sociali ed educativi tesi a migliorare il suo rapporto con l’ambiente.
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Agricoltura sociale, un’opportunità per i giovani
«Il nostro obiettivo – spiega Salvo Cacciola, presidente dell’Associazione nazionale bioagricoltura sociale – è quello di dar voce ai giovani che in varie parti d’Italia, in particolare nelle regioni meridionali, ritornano alla terra e gestiscono beni confiscati alle mafie. Rappresentiamo i tanti produttori bio che da anni hanno aperto le loro aziende al sociale e alla comunità locale».
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«I bioagricoltori impegnati in questo settore – aggiunge la presidente Masiello – si occupano di inserimento lavorativo per soggetti “deboli”, terapie assistite con gli animali e le piante, e offrono programmi di educazione alimentare e turismo sociale. Al centro di questi “laboratori sociali” ci sono sempre le persone e la cura della terra e dei prodotti. Inoltre, fanno parte di questo mondo tutti quei progetti volti a tutelare la biodiversità e l’educazione ambientale e alimentare come le masserie didattiche».
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Le masserie didattiche sono dunque una parte fondamentale dell’agricoltura sociale. Sono aziende agricole attrezzate per dedicarsi, oltre alla normale attività produttiva agricola, anche all’attività didattico-formativa. Queste strutture, sviluppatesi verso la fine del Novecento, sono nate per rilanciare il settore agricolo che in quel periodo era fortemente compromesso dall’abbandono del comparto da parte dei giovani, bloccando di fatto il ricambio generazionale. Con queste nuove idee, si è tornato ad investire sulla terra, grazie anche alla tecnologia che ha cambiato il modo di intendere l’agricoltura. Oggi le masserie didattiche sono un’importante scuola per conservare e tramandare la cultura contadina ed il rispetto dell’ambiente, apprezzate da tutti, anche grazie ad un’ulteriore evoluzione, ovvero l’agriturismo. Queste masserie offrono oggi anche vitto ed alloggio, proponendo prodotti enogastronomici propri ed attività agricole per gli ospiti, per una migliore esperienza contadina.
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Agricoltura sociale a rischio con l’emergenza Xylella?
Ma l’emergenza Xylella sta creando non poche preoccupazioni agli agricoltori, soprattutto pugliesi e, di conseguenza, alle masserie didattiche. Questa piaga si sta allargando a macchia d’olio distruggendo le piante di ulivo. Un’economia basata sui prodotti dei queste piante rischia ovviamente il tracollo.
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«Un settore messo a rischio dal decreto Xylella, così com’è scritto – dice Fabrizio Guglielmi, portavoce del Forum regionale dell’agricoltura sociale – perché nasceranno comprensibili preoccupazioni per la salute dei bambini esposti a una maggiore quantità di pesticidi nei terreni. Anche su questo punto è necessario fare chiarezza e prevedere soluzioni nell’interesse di lavoratori e ospiti delle fattorie didattiche».
Difatti, se le masserie didattiche puntano su prodotti rigorosamente bio e l’agricoltura sociale si basa proprio sul rispetto e sulla qualità dell’ambiente, il decreto Xylella prevede, oltre all’eradicazione delle piante infette, anche il massiccio uso di pesticidi ed insetticidi necessari per evitare il propagarsi del batterio e di altri vettori o malattie. Quindi, investire su agricoltura sociale e masserie didattiche e su pesticidi chimici è un controsenso.
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Un bel problema, e toccherà allo Stato porvi rimedio quanto prima, altrimenti si potrebbero letteralmente distruggere comparti fondamentali dell’agricoltura e dell’economia di intere comunità.