
L’ Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile propone una visione universale, che deve necessariamente costituire il cuore del progetto dell’Unione Europea e della sua strategia di sviluppo, tanto relativamente all’azione esterna quanto a quella interna. Per raggiungere i suoi obiettivi è fondamentale aprirsi alla collaborazione con gli attori non statali.
Céline Charveriat, Direttrice IEEP, e Adriana Farenga
A fronte di un periodo di crisi intense e di cambiamenti radicali tali da minacciare valori quali pace, democrazia e prosperità, tanto in Europa quanto a livello globale, non esiste alternativa possibile allo sviluppo di una visione ambiziosa sullo sviluppo sostenibile che accompagni il futuro dell’Unione Europea. È per questa ragione che il piano dell’ Agenda 2030 deve necessariamente rappresentare il cuore del progetto europeo, soprattutto ora che nazionalismo e populismo mettono questo progetto in pericolo e che l’Europa appare sempre più frammentata.
Europe Ambition 2030: la lettera aperta degli attori non statali
Noi dell’Institute for European Environmental Policy (IEEP) – un Istituto di ricerca indipendente dedicato all’analisi della politica ambientale europea – insieme ad altre organizzazioni, abbiamo espresso in una lettera aperta come l’implementazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (in Inglese Sustainable Development Goals – SDG) porti con sè anche l’occasione di realizzare una riforma della governance europea, la cui necessità è avvertita da tempo.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di creare un quadro di policy corposo che sostenga dal
basso la strategia di azione verso il 2030, partnership e azioni in comune tra gli Stati Membri e gli attori non statali, e che rafforzi la capacità di azione di questi ultimi di “fare la differenza”. Partendo da queste premesse sarà dunque possibile pianificare nuovi modelli di mercato e cicli di sviluppo, allineando l’ambito finanziario, pubblico e privato, verso gli obiettivi comuni di finanza e crescita sostenibili.
I contenuti della lettera aperta
Il piano d’azione descritto nella lettera aperta prende il nome di Europe Ambition 2030, e sarà presentato ufficialmente in occasione del 60° anniversario della firma del Trattato di Roma. Il progetto prevederà tre azioni principali: la creazione di un sistema collaborativo di piattaforme multipartecipative, la preparazione di un piano d’azione congiunto tra attori statali e non statali per l’attuazione dell’Agenda 2030, e infine la promozione di un Consiglio Europeo sugli SDG che coinvolga attivamente ONG, istituti di ricerca e la società civile. Fondamento comune delle iniziative proposte è la necessità di rafforzare potenzialità e capacità di azione degli attori non statali, creando azioni congiunte.
Convinti, inoltre, dell’importanza di riaffermare l’universalità della visione che accompagna gli SDG, ci siamo imposti di integrare la proposta di Consenso sullo sviluppo Europeo, pubblicata dalla Commissione Europea nel novembre del 2016, in modo da ribadire l’universalità degli SDG. Un’azione esterna, infatti, che sia valida e costruttiva, deve essere abbinata a un quadro di policy globale, e non rivolto solo ai paesi in via di sviluppo. Ciò significa che, oltre alla dimensione internazionale, è importante una revisione delle politiche interne, affinchè l’Europa ricopra il ruolo di apripista e leader mondiale nella corsa alla sostenibilità forte di un quadro di policy consolidato, in modo da aiutare con più consapevolezza e più strumenti gli altri Stati a realizzare questi progetti.
Italia e Agenda 2030
Anche l’Italia è attivamente impegnata in questo percorso. Tra i promotori del progetto Europe Ambition 2030, va segnalata la presenza dell’Alleanza Italiana per lo sviluppo Sostenibile (ASVIS), un’associazione nata nel febbraio 2016 su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Obiettivo dell’ASVIS è di incrementare la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 in Italia e mobilitare il paese allo scopo di realizzare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Si tratta di un programma complesso, dal momento che un rapporto dell’ASVIS ha dimostrato quanto in Italia si sia ancora lontani dal raggiungimento degli SDG. Sono incluse proposte su azioni di policy. Si deve agire con la massima urgenza in modo che l’Italia possa prepararsi al meglio a diventare uno dei maggiori SDG champions.
La posizione dell’IEEP
Volendo esprimere più in dettaglio la posizione dell’Institute for European Environmental Policy (IEEP), l’attenzione dell’Istituto è rivolta innanzitutto alle implicazioni ambientali dell’ Agenda 2030 – ed è impossibile occuparsi di ambiente senza avere al contempo presenti le grandi sfide globali della sostenibilità e dell’uguaglianza. Ad esempio, il nostro studio dedicato ai benefici socio-economici della natura ha mostrato come la perdita di biodiversità abbia conseguenze più gravi in primo luogo su donne e bambini, minacciando in tal modo il raggiungimento di un’effettiva parità di genere e l’accesso equo alle strutture educative.
Allo stesso modo, è importante riflettere su implicazioni, possibilità e vantaggi offerti dalla green economy, e individuare opportunità e limiti degli indicatori oltre il PIL, di modo che la tutela dell’ambiente sia parte fondante dello sviluppo economico. Per quanto dunque sia stata ormai superata l’idea che il concetto di sostenibilità riguardi solo l’ambiente, va considerato che ogni azione relativa all’implementazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile ha fortissime implicazioni dal punto di vista ambientale.
È fondamentale, dunque, che in fase di elaborazione di nuove politiche, di qualsiasi tipo, l’Unione Europea abbia presenti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e le implicazioni che l’adozione di queste politiche comporterebbe per l’ambiente.
Verso una low-carbon economy
Un esempio fra tanti riguarda la Politica Agricola Comune (PAC), e la transizione verso una low-carbon economy – tema su cui l’IEEP è al momento attivamente impegnato.
L’agricoltura e la gestione delle aree agricole rappresentano un fattore chiave nel controllo climatico ed è indispensabile che ciò emerga con chiarezza, se si vuole mantenere l’aumento della temperatura al di sotto dei 2°, nel rispetto dell’Accordo di Parigi. A differenza di quanto accade nel settore energetico, la transizione verso un’agricoltura a zero emissioni è appena iniziata e si riscontra una forte mancanza di informazione e di analisi, che rendono insufficiente il numero di misure adottate. Eppure, nella lotta al cambiamento climatico e all’emissione di gas serra, l’agricoltura non è e non può essere trattata come una semplice nota a piè di pagina nel sistema politico europeo, e deve essere integrata con le politiche relative agli altri settori.
Le sfide dell’agricoltura
Senza una trasformazione radicale delle tecniche di riduzione delle emissioni di gas serra nell’industria e nei trasporti (supportata altresì da una riduzione della domanda), infatti, il raggiungimento del traguardo zero emissioni entro il 2050 richiederà per forza di cose un’azione concentrata sulla rimozione del carbonio tramite lo stoccaggio nelle foreste e nel suolo. Spetta ai policy-makers fare in modo che le politiche di riduzione dei gas serra si trasformino in un’opportunità.
È inoltre necessaria una trasformazione radicale del sistema di produzione alimentare, al fine di conservare la biodiversità, garantendo allo stesso tempo all’intera popolazione sufficienti risorse di cibo e acqua, e livelli adeguati di igiene e salute. Infine, tanto relativamente alla produzione quanto al consumo, nel momento in cui si pianificano delle politiche è importante tener conto delle istanze di genere, impegnandosi nell’implementazione del quinto Obiettivo di Sviluppo.
Queste sfide si presentano in un momento in cui le comunità agricole sono già sottoposte a notevoli pressioni, come ad esempio la riduzione delle superfici coltivate. Elaborando un prossimo piano d’azione, bisognerà imprescindibilmente chiedersi qual è l’effettiva entità del potenziale di mitigazione e adattamento dell’agricoltura europea, e quanto questa dovrà contribuire alla realizzazione degli obiettivi stabiliti per il 2050. Si dovrà inoltre riflettere su quali e quanti incentivi e premi dovranno ricevere gli agricoltori per attuare le misure pratiche necessarie a mitigare l’impatto climatico delle coltivazioni, e quali politiche ed investimenti dovranno essere messi in atto, stabilendo in maniera precisa tempi, modalità e attori coinvolti.
Lo scenario italiano
Guardando con più attenzione allo scenario italiano, ciò che emerge dai dati diffusi da COMPAG (la Federazione Nazionale delle Rivendite Agrarei) e Agrofarma (l’Associazione Nazionale delle Imprese di Agrofarmaci) è che gli standard qualitativi dei prodotti agricoli italiani risultano i tra più alti al mondo. Di recente, inoltre, è stato pubblicato un rapporto di Legambiente sull’impiego di prodotti chimici in agricoltura, da cui emergono gli elevati standard qualitativi dei prodotti italiani, frutto di un rigoroso sistema di limiti e di controlli estremamente severi ed efficaci. Il Governo Italiano si è inoltre impegnato a promuovere dei provvedimenti per incentivare l’agricoltura biologica, con l’obiettivo di combattere la diffusione di specie invasive.
Riformare la governance europea
Quanto detto fino ad ora mostra ampiamente quanto tutto il programma dell’ Agenda 2030 sia presente, in maniera primaria o dalle retrovie, nelle discussioni sulla PAC; non è questo, però, il solo caso. Un’analisi di questo tipo può essere fatta a proposito dei biocombustibili, della circular economy, della riduzione dell’inquinamento marino, così come della salvaguardia della biodiversità – tutti ambiti in cui l’IEEP è attivamente impegnato.
Un impatto decisivo non solo delle trasformazioni e delle nuove policy in fase di costruzione, ma anche del cambiamento di percezione da parte della popolazione europea dell’importanza degli SDG, sarà possibile solo a patto di riformare la governance europea, incrementando la trasparenza e il coinvolgimento degli attori non statali nella gestione dell risorse economiche, lavorando insieme sull’elaborazione di possibili scenari politici e, soprattutto, creando un ponte tra istituzioni, associazioni e cittadini, tale da ridurre il gap conoscitivo che separa le forze in gioco. È allora fondamentale che questa proposta non sia recepita dalle istituzioni come un attacco, ma come desiderio di cooperazione verso un fine comune, ovvero l’attuazione dell’ Agenda 2030.
23 marzo: il convegno di Europe Ambition 2030
Del ruolo di leader della sostenibilità, che è proprio dell’Unione Europea, si discuterà ampiamente nel convegno che si terrà a Roma il prossimo 23 marzo, promosso da Europe Ambition 2030 e di cui l’IEEP è co-organizzatore. Il convegno sarà un punto di partenza per costruire una nuova visione di Europa, focalizzandosi su valori e obiettivi promossi dall’ Agenda 2030. Questa sarà anche l’opportunità per discutere apertamente di come gli Stati Membri e gli attori non statali possano operare insieme, strutturando un percorso comune, guidato a livello globale dall’Unione Europea e ispirato dagli SDG.
Tramite la nostra lettera aperta e il piano di azione ad essa allegato ci riproponiamo dunque di sviluppare questo obiettivo, costruendo insieme un futuro dove la proposta dall’ Agenda 2030 sia non solamente una visione, ma una realtà.
L’autore
Céline Charveriat è dal 2016 direttrice dell’Institute for European Environmental Policy. È stata recentemente nominata da EurActiv come la 30ma persona con maggiore influenza sulle politiche energetiche dell’Unione Europea. Al momento presiede il consiglio del Climate Action Network in Europa.
L’Institute for European Environmental Policy (IEEP) è un istituto di ricerca indipendente e senza scopi di lucro, dedito al rafforzamento della sostenibilità ambientale in Europa attraverso l’analisi e lo sviluppo di politiche pubbliche e la diffusione di ricerche e dati scientifici.