
L’impianto di affinamento delle acque reflue del lago Forcatella è il primo in Europa. È integrato nel paesaggio agrario di Fasano tra masserie e ulivi secolari e restituisce qualità all’acqua sottratta alla natura per gli usi umani.
Per giungere all’impianto da inaugurare passo attraverso chilometri di ulivi secolari e masserie da favola. La natura è viva, ci mostra la sua bellezza ed è per questo che rimango meravigliato quando, giunto in prossimità di laghetti in mezzo agli ulivi secolari di Fasano, mi spiegano che questo è il nuovo impianto da inaugurare, un impianto che intercetta le acque del contiguo depuratore comunale, affina le acque depurate e le riporta in natura per un loro riutilizzo agricolo, distribuendole a 50 aziende agricole.
«Abbiamo prima costituito il circuito degli utilizzatori e poi abbiamo costruito l’impianto» spiega nel suo intervento Fabiano Amati, fasanese e consigliere regionale, che ricorda che l’impianto di affinamento delle acque reflue di Forcatella è “il primo in Europa” e con esso si dimostra che “l’ambiente c’è solo se sai stringere la mano alla scienza”. Lo richiama con una punta di orgoglio, da fasanese impegnato nel sostegno di un progetto di qualità.
L’impianto di affinamento evita lo scarico a mare, laddove pervengono spesso acque depurate non al punto giusto e, come dimostrano i recenti sversamenti nella riserva di Torre Guaceto, o le proteste di Manduria, dove si lotta per evitare uno scarico a mare nelle acque cristalline delle Seychelles dello Ionio.
Proprio Manduria potrebbe essere, con un impianto di affinamento simile a quello di Fasano, il prossimo esempio di “conversione verso circuiti virtuosi”, per evitare di buttare in mare acque che potrebbero inquinarlo e che invece potrebbero, ove affinate, contribuire a risolvere il problema della sete agricola ed anche sostenere la ricarica della falda.
Fasano-Forcatelle ha già anticipato, con questo progetto pilota, tutto questo: le acque depurate vengono affinate e utilizzate in agricoltura, dove ci sono imprenditori agricoli pronti a sfruttarla. Le acque in eccesso, ormai di grande qualità, non vengono poi scaricate in mare ma, attraverso delle trincee drenanti, ritornano nel sottosuolo, contribuendo al processo di ricarica della falda, come spiega il dott. Nino Santoro (l’esperto-anima del progetto). «I complessi meccanismi che si originano, racchiusi nella semplicità dei processi naturali – spiega Santoro – contribuiscono alla ricarica della falda e contrastano l’ingressione delle acque marine». Insomma è come creare un cuscinetto nel sottosuolo che impedisce il cammino verso monte delle acque marine.
La natura è semplice e bella e dobbiamo tutelarla. «Dobbiamo fare così un po’ dappertutto – sostiene il Governatore della Regione Puglia Michele Emiliano – che rilancia comunicando che «Il nuovo piano di tutela delle acque deve fare così». Importanti le affermazioni del Governatore, un fiume in piena con propositi di sostegno delle migliori tecnologie a favore dell’ambiente: «Le cave dismesse possono utilizzarsi così laddove si ha l’impermeabilizzazione, perché buttar via l’acqua è negativo. Capisco le difficoltà dei Sindaci impegnati nel loro lavoro, a volte il sindaco viene perseguitato per causa della giustizia, ma deve andare avanti. Tutto passa attraverso la sofferenza». E sostiene con forza questa bella sperimentazione, quando giunge ad affermare che «In questa opera c’è tutta l’intelligenza della città di Fasano. Questo luogo è bello ma da oggi è anche intelligente, direi Smart».
Concordiamo con il Presidente e cogliamo al volo le sue affermazioni per rilanciare la difesa del nostro mare da possibili inquinamenti di scarichi spesso non controllati; lo sosteniamo laddove intende proseguire per favorire l’uso delle acque in agricoltura e la ricarica della falda acquifera pugliese, sempre più sofferente. Gli chiediamo di sentire anche la scienza e soprattutto chi alla scienza si appoggia per proporre processi pilota ed innovativi che ci consentono di guardare con speranza ad un futuro migliore.
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