
Negli scarichi igienici ci finisce qualunque cosa, anche i virus. Un progetto dell’Arpa Liguria per individuare il Covid nelle acque reflue italiane
Ogni giorno ognuno di noi utilizza i servizi igienici più volte. Secondo alcuni studi, la media si aggirerebbe intorno alle 7 volte. Ad ogni nostro passaggio dal bagno, tutto ciò che abbiamo all’interno del nostro corpo, scarti alimentari, biologici, cellulari, batterici e virali, viene espulso sotto forma di escrementi o di urina. Anche quando ci laviamo le mani, la faccia e tutto il nostro corpo, ogni sostanza e ogni agente esterno finisce nella fogna. Anche quando laviamo gli oggetti. È un processo naturale, così come è naturale trovare nelle acque reflue le sostanze da noi espulse.
Spesso, l’alta concentrazione di alcune sostanze è stata rilevata nella acque urbane: oltre agli inevitabili agenti inquinanti come detersivi, microplastiche e altri rifiuti urbani, sono stati rilevati alcuni specifici additivi, farmaci, antibiotici e persino sostanze stupefacenti e determinati batteri e virus che provocano alcune patologie infettive dell’uomo. Come il coronavirus che provoca il Covid.
La Liguria, in questo senso, è la prima regione a livello nazionale ad aver attivato un protocollo di controllo specifico per la rilevazione della presenza di Sars-CoV-2 nei reflui fognari. Grazie alla sinergia tra Regione Liguria, Arpal e Università di Genova, è stato possibile attivare questo nuovo sistema che è stato validato dall’Istituto Superiore della Sanità, adottandolo a livello nazionale.
Il metodo permette di anticipare di 14 giorni l’andamento territoriale del contagio sull’intera popolazione e non solo sul campione prodotto dai tamponi. Inoltre, in questo modo vengono inseriti nel calcolo anche gli asintomatici. Un bel vantaggio che permette di intervenire per tempo sulla popolazione, accelerando così le mosse mirate anti contagio.
La Liguria ha investito circa mezzo milione di euro in due anni per potenziare questo progetto di monitoraggio e controllo della virologia ambientale. Il sistema è già attivo a Genova e nei tre capoluoghi di provincia oltre che nei Comuni sopra i 10mila abitanti. In questo modo è stato migliorato anche tutto l’apparato necessario per la raccolta e l’analisi dei campioni prelevati dalle acque reflue e da qualunque superficie e matrice. Grazie a questo metodo, è possibile rispettare la raccomandazione dell’Unione Europea n.472 del 17 marzo 2021 con la quale si chiede ai Paesi Membri di fornire entro ottobre informazioni settimanali sullo stato dei reflui.