Recentemente leggo con maggior frequenza, che sta crescendo la convinzione, soprattutto tra le nuove generazioni, di avere un mare balneabile, per l’assenza di carica batterica, ma sporco, con acque torbide, con fondali melmosi, con presenza di schiume e mucillagine, insomma un mare che di certo non invita a entrare in acqua mente si affollano i pochi lidi in grado di poter offrire svago e mare cristallino. Comprendo lo stato d’animo di queste generazioni, nate dopo la fine degli anni sessanta, che non hanno mai potuto constatare quanto in quegli anni, fossero limpide e trasparenti le acque marine prospicienti le nostre coste.
Quali le cause, sicuramente l’accentuata presenza antropica e prima fra tutte la presenza dei depuratori che hanno innescato questa situazione, apparentemente senza soluzione. La quasi totalità dei depuratori delle acque reflue della nostra regione scaricano tutti in tabella 1 del D.Lgs. 152 del 2006, quindi teoricamente sono a norma. La stessa norma della tabella 1, non contempla il monitoraggio dei solidi soppesi e dei componenti azotati e fosfatici in quanto si limita al monitoraggio batterico e non chimico.
Sono proprio i solidi sospesi, provenienti dai reflui che finendo in mare creano quella situazione di torbidità e di fondale melmoso. Se a questi aggiungiamo anche la presenza di fosforo e azoto, quali nutrienti per le alghe, il quadro di salute del nostro mare si completa in senso negativo.
Sono proprio i solidi sospesi, provenienti dai reflui che finendo in mare creano quella situazione di torbidità e di fondale melmosoTecnicamente, parola di geologo, è possibile ritornare ad avere un mare cristallino con acque pulite, salubri, con fondali solidi e granulari in grado di rappresentare il volano di quello sviluppo di cui tutti auspicano ma che nei fatti nessuno mette in atto, poiché ci si trincera dietro proclami demagogici, anziché effettuare lungimiranti pianificazioni territoriali.
Gli impianti di depurazione, ammesso che siano nella legalità e le recenti inchieste della Procura di Trani e di Bari hanno purtroppo evidenziato il contrario con il sequestro alcuni di essi, sono stati visti dagli amministratori come la soluzione per tutti i problemi dei reflui urbani. L’idea veicolata, negli anni, è stata quella che dall’impianto di depurazione dovesse uscire acqua da bere. In realtà gli impianti assolvono la loro funzione di abbattere la carica batterica, rendendo le acque idonee per la balneazione lasciando però che buona parte dei solidi sospesi vengano scaricati in mare attraverso le condotte sottomarine.
Dove la costa è bassa e sabbiosa per effetto del moto ondoso i sedimenti limosi, finendo sui bassi fondali, li trasformano in melmosi e successivamente gli stessi finiscono sui litorali. Sempre più spesso assistiamo a tempeste di polvere sollevate sui litorali dove un tempo esistevano sabbie monogranulari e molto spesso gli stessi sedimenti limosi stanno incominciando a creare problemi anche ai porti a causando l’interrimento degli stessi. Cosa fare per il nostro mare? Per la nostra costa ? Quali proposte formulare? In linea generale il Piano regionale delle Coste e i piani comunali delle coste dovrebbero porre particolare attenzione al problema della valorizzazione territoriale ponendo come priorità anche l’aspetto visivo, poiché un arenile compatto e un mare cristallino sono in grado di veicolare l’economia turistica lungo il litorale.
Tra le proposte che mi sento di avanzare sicuramente è la richiesta, per quei Comuni costieri con coste basse e sabbiose con condotte sottomarine ubicate in prossimità di zone destinate alla balneazione, di Area Sensibile ai sensi dell’allegato 2 del D.Lgs. 152/2006. L’emanazione di tale decreto obbligherebbe i Comuni a scaricare i reflui con un trattamento più spinto per la qualità delle acque reflue da immettere in mare, come potrebbe essere il caso dei litorali di Barletta e di Margherita di Savoia.
Altra soluzione possibile potrebbe essere l’utilizzo degli impianti di affinamento con un cambio della destinazione d’uso dall’agricoltura a servizio dell’impianto di depurazione. Alcuni di questi impianti sono stati realizzati e mai i entrati in esercizio, per gli elevati costi delle opere di distribuzione e oggi inutilizzati sono alla mercé dei
Le acque trattate, limpide, con una ridottissima presenza di composti chimici, potranno essere immesse in mare, come è il caso degli impianti di Barletta e di San Ferdinando di Puglia. Anziché destinare le acque affinate all’agricoltura, utilizzare da subito l’impianto per il trattamento delle acque reflue. L’impianto di affinamento è in grado di abbattere solidi sospesi e composti chimici.
Le acque trattate, limpide, con una ridottissima presenza di composti chimici, potranno essere immesse in mare e se si dovessero trovare i fondi per realizzare le opere accessorie esse troveranno altro impiego. Infatti, ammesso che un giorno possano essere utilizzate in agricoltura, durante la stagione invernale quando l’acqua non serve per irrigare, le acque affinate e non utilizzate dovranno essere sempre recapitate in mare, quindi tanto vale utilizzare da subito questi impianti già perfettamente funzionanti, anziché lasciarli al saccheggio.
Soluzioni che non richiedono interventi stratosferici, ma solo una pianificazione delle risorse già presenti, argomenti sicuramente da inserire nell’agenda della prossima campagna elettorale regionale.
Geol. Ruggiero Maria Dellisanti