Cementificazione selvaggia, stravolgimento del paesaggio, alterazione dell’ambiente: tutto questo è abusivismo edilizio. Più suggestive e caratteristiche sono le location, più gli “ecomostri” si dotano di finiture di pregio e confort; più rinomate sono le località interessate e più gli abusi del paesaggio si trasformano in occasioni di business. Un fenomeno che funesta in lungo ed in largo la Puglia, concentrandosi nello sperone d’Italia, ovvero sul Gargano. Ne abbiamo parlato con il capitano Angelo Colacicco, comandante del Nucleo operativo ecologico di Bari.
Capitano, può aiutarci ad inquadrare meglio il fenomeno?
«L’abusivismo edilizio in Italia è un fenomeno incancrenito che minaccia la società, la pubblica salute e l’ambiente. Storicamente i primi fenomeni di edificazione in spregio delle normative urbanistiche sono da attribuirsi al post Seconda Guerra Mondiale, in particolare ove i centri urbani erano stati ridotti in macerie. Negli anni ’60 e ’70 si afferma la corsa alla “seconda casa” e l’esigenza di investire i propri risparmi nel sicuro e redditizio “mattone”. L’aumento della domanda edilizia aumentò tanto da ricorrere anche all’abusivismo edilizio, perché prometteva velocità di esecuzione grazie all’assenza del farraginoso iter burocratico e permetteva quindi di rispondere celermente agli investitori attanagliati dalla caduta del potere d’acquisto del denaro a disposizione.
Sono abusive intere città della domenica ai margini delle città del settentrione, così come paesi della domenica al meridione, in Puglia ed in maniera più incisiva nell’area garganica, costituiti da “casa vacanze”. Giova rappresentare l’esistenza di interi quartieri e villaggi abusivi quali quelli realizzati sul poco sicuro fazzoletto di terra che divide il lago di Lesina da quello di Varano, come Torre Mileto, il quartiere di Tuppo delle Pile di Peschici».
In che modo si riescono a forzare le maglie della fitta rete di vincoli e autorizzazioni che insistono su zone protette come quella del Parco nazionale del Gargano?
«L’astuzia dei criminali non ha confini. Un esempio concreto potrebbe essere quella che è stata una complessa attività di indagine sotto la direzione della Procura della Repubblica di Foggia che ha portato al sequestro di importanti strutture del valore di svariati milioni di euro il deferimento di professionisti, quali ingeneri, geometri e responsabili di Uffici Tecnici Comunali».
Ci spieghi meglio…
«Nella fattispecie, una Conferenza dei Servizi nell’anno 2005 – tra i cui partecipanti figuravano membri necessari dell’Ente Parco Nazionale del Gargano e della Soprintendenza del Paesaggio della Regione Puglia – aveva valutato la concessione di autorizzazione paesaggistica sul progetto integrato per la società denominata Il Porto S.r.l. con atto denominato “Variante/quater” (per saperne di più leggi l’articolo) Il progetto definitivo, infatti, veniva approvato con la variante quater in quanto progressivamente ridimensionato perché ripetutamente ritenuto “assolutamente non idoneo” alle tutele paesaggistiche. La variante, infatti, poneva l’accento sulla tutela del paesaggio, con altezza massima di edifici non superiore alla vegetazione esistente o da piantumare, con costruzioni discrete e defilate, volumi ridotti, con murature in opus incertum tipico dei muretti a secco interpoderali alla tutela del belvedere e del panorama. Una volta ottenuto il salvacondotto delle autorità preposte, nei mesi a seguire, in rapida successione, con una richiesta di proroga del Permesso di Costruire, presentazione di Elaborati Integrativi al Permesso di Costruire (palesemente difformi da quelli approvati in Conferenza di Servizi), nuovo permesso a costruire rilasciato dall’UTC di Mattinata, una D.I.A. (Dichiarazione Inizio Attività), una “Variante in DIA” dell’UTC ed una S.C.I.A. (Segnalazione Certificata Inizio Attività) si poneva in essere un complicato raggiro affinché l’opera effettivamente realizzata corrispondesse nella quasi totalità a quella presentata la prima volta e ritenuta non idonea dalla Conferenza dei servizi del 2005».
E’ possibile individuare quelli che, generalmente, costituiscono o possono costituire gli “anelli deboli” di questa catena?
«L’anello debole della catena è quasi sempre l’ingegnere responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale della giurisdizione dove l’opera viene realizzata. La realizzazione di un’opera illegale passa dalla sua necessaria criminale collaborazione perché a lui, secondo le vigenti normative, è devoluta la trattazione della pratica sia nell’istruzione che nel suo controllo».
Non si tratta, però, solo di paesaggio deturpato. Viene meno anche la sicurezza di inquilini o avventori che entrano in contatto con queste strutture. In che modo?
«I permessi a costruire hanno intrinsecamente l’obiettivo di tutelare la pubblica salute affinché non venga messa in pericolo da costruzioni poco sicure a causa di presenza di falde acquifere superficiali, aree a rischio idrogeologico, lungo il corso dei torrenti o addirittura sui loro letti temporaneamente asciutti, in zone ad alto rischio sismico. L’inosservanza delle regole urbanistiche aumenta pertanto il rischio di subire le conseguenze di un evento catastrofico naturale. L’abusivismo edilizio non è soltanto il mero rispetto delle regole a tutela di uno sviluppo ordinato del territorio urbanistico ma anche è soprattutto un fattore di sicurezza per chi ci abita».
L’attenzione sul fenomeno resta alta: quali azioni saranno messe in campo per contrastare queste realtà?
«Le armi a disposizione sono la tenacia e la professionalità che ha sempre contraddistinto il Nucleo Operativo Ecologico, quale reparto specializzato dell’Arma dei Carabinieri. Siamo certi che staneremo tutti i “furbetti” della villeggiatura nel Parco del Gargano e delle sue invidiatissime coste».