Abbigliamento italiano: contro la crisi un nuovo mercato nei Paesi OIC

tessile

Il settore tessile ha perso più del 20% di fatturato con la pandemia. Ma nei Paesi dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica può nascondersi la ripresa del settore. Nel 2020 hanno importato capi di abbigliamento halal per 29.3 miliardi di dollari

Una “catastrofe economica senza precedenti” la definisce Cirillo Marcolin, presidente di Confindustria Moda. Il report di Confindustria Moda, realizzato intervistando un campione di 320 imprese, evidenzia che oltre l’86% delle aziende tessili-abbigliamento-moda, hanno registrato un calo del fatturato superiore al 20%.

Sul fronte degli ordini, sempre dal report risulta che solo il 4% ha registrato commesse invariate o in crescita, mentre il 5% ha contenuto il calo entro il -10%. La restante parte accusa cali superiori e il 20% ha subito un crollo superiore al -70%.

Ma la crisi iniettata nelle vene economiche del nostro Paese dalla pandemia non si è limitata a danneggiare gravemente solo il settore tessile; secondo quanto riportato da reuters.com, il 2020 si è chiuso per l’export italiano con una flessione del 9,7%, segnando il peggior risultato dalla crisi del 2009.

C’è però una possibilità piuttosto realistica di ripresa per l’export italiano  e questa possibilità è data dal mercato dei Paesi dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC) , un’organizzazione internazionale che riunisce 56 Stati di religione musulmana dell’Europa, Vicino Oriente, Medio Oriente, America meridionale, Africa, Asia centrale e del Subcontinente indiano.

I Paesi OIC, a differenza di altre economie, secondo lo States Of The Global Islamic Economy Report, hanno mantenuto una maggiore stabilità nelle importazioni; solo nel settore abbigliamento halal (o Modest Fashion) sono stati importati da questi paesi prodotti per 29.3 miliardi di dollari.

Cosa è la Modest Fashion

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Nel settore abbigliamento halal (o Modest Fashion) i Paesi OIC hanno importato prodotti per 29.3 miliardi di dollari.st fashion_(Rodnae production per Pexels)

L’abbigliamento halal, detto anche Modest Fashion è un particolare settore della moda dedicato a tutte le donne che, nel rispetto rigoroso della legge coranica cercano nel capo di abbigliamento quei caratteri che ne fanno un capo alla moda. Quindi: colori, tessuti, fantasie trendy, ma senza infrangere le norme, ad esempio, che vogliono capo, polsi e polpacci coperti e  l’uso di tessuti non trasparenti.

Si tratta di un filone la cui importanza è stata colta da alcuni brand internazionali che si sono rivolti inizialmente ad una fascia di pubblico femminile di livello socioeconomico medioalto e di età compresa tra i 20 e i 40 anni, ma che ora stanno allargando la platea delle consumatrici.

Buone prospettive per il tessile italiano

Più ampi settori della moda italiana – da sempre uno dei fiori all’occhiello del nostro Paese, ammirata dai consumatori mediorientali ma non solo – sfruttando l’opportunità offerta da questi mercati, potrebbe vedere un’importante rinascita in questo periodo di crisi del settore.

Proprio in previsione di nuovi accordi commerciali, il World Halal Authority , l’ente di certificazione halal più accreditato al mondo, ha concluso il 15 febbraio 2021 un corso di formazione sul mercato halal dedicato a imprese e consulenti. In questo corso di formazione, oltre alle opportunità di questo mercato, sono state illustrate anche le caratteristiche tecniche che un prodotto deve rispettare per essere commerciabile nei mercati halal, e alcune strategie commerciali per inserirsi profittevolmente all’interno di queste economie.

Il mercato halal internazionale ha un valore di oltre 2 trilioni di dollari e sarebbe una strada che, se l’Italia percorresse, porterebbe interessanti risultati a livello di crescita economica.

 

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