A Venezia, il bosco che moltiplica i pesci

La località è Lio Piccolo, nella laguna. Saranno piantati 12mila alberi lungo gli argini da Etifor, spin-off dell’Università di Padova

 

Difficile da crederci, ma a Lio Piccolo, località della laguna veneziana vicina all’aeroporto di Venezia, sarà realizzato un bosco in grado di allevare 10mila pesci ogni anno nelle acque sottostanti.

In questa località sono cominciati i lavori di messa a dimora di 12.000 alberi lungo gli argini di valli da pesca abbandonate, antiche vasche di popolamento e riproduzione di pesce che sfruttano esclusivamente fenomeni naturali, con lo scopo di restituire funzionalità e biodiversità all’area di 15 ettari in disuso da decenni. L’iniziativa è messa in campo da Etifor, spin-off dell’Università di Padova, grazie a una massiccia adozione di oltre 5000 piante da parte di Lagardère Travel Retail Italia e di centinaia di cittadini sull’apposita piattaforma per progetti speciali di riforestazione www.wownature.eu.

Valli da pesca come allevamenti

Le valli da pesca rappresentano una preziosa testimonianza di un approccio produttivo nato in epoca romana con l’allevamento di ostriche e sviluppatosi poi a partire dal XVII secolo, fino a raggiungere la sua massima diffusione agli inizi del ‘900. In questi ambienti e? stato applicato, ante litteram, il criterio della produzione sostenibile di proteine alimentari ad uso umano. Nello specifico, la particolare conformazione delle valli di Lio Piccolo ha consentito per secoli a diverse specie ittiche di trovare riparo e riprodursi abbondantemente in queste “sacche” lagunari protette da alberi disposti sugli argini che intervallano le zone umide. Vere e proprie vasche d’allevamento naturali collegate da canali che non necessitavano di impiegare mangimi o di stimolare artificialmente la frequentazione da parte di pesci e avifauna, ma che sfruttavano unicamente l’energia dei fenomeni naturali, quali sole, vento e maree, e la catena alimentare da essi sostenuta, per l’allevamento di specie ittiche autoctone di acqua marina o salmastra. L’abbandono degli ultimi 30 anni ha causato l’interramento e la scomparsa degli alberi chiamati a tutelare le specie presenti, con la conseguente riduzione della loro popolazione.

Ricreare il bosco

L’intervento coordinato dal team tecnico di Etifor prevede di dare nuova vita alle valli abbandonate e di migliorare la funzionalità di quelle ancora utilizzate per l’allevamento ittico estensivo, attraverso l’impianto di alberi in grado di proteggere le acque dal sole nei mesi più caldi e dal gelo invernale o dalla Bora nel resto dell’anno, mantenendo così la temperatura dell’acqua ideale per la creazione di nuove colonie ittiche di orate, branzini, boseghe, caustelli, volpine, verzelate e lotregani. Le piante, inoltre, proteggono dagli attacchi dei numerosi predatori volatili tipici della laguna veneziana e rinforzano gli argini stessi con le loro radici. Le specie messe a dimora sono autoctone o naturalizzate, non invasive, tra cui: leccio, marasca, ginepro, tamerice, prugnolo, pioppo e olivello spinoso.

“L’iniziativa mira a piantare 50.000 alberi nei prossimi 5 anni – spiega Lucio Brotto di Etifor – e in un decennio stimiamo una produzione aggiuntiva di oltre 100.000 pesci grazie al solo contributo della foresta protettiva disposta a filari lungo gli argini. Costruire da zero un nuovo bosco consente di sceglierne la funzione specifica, in questo caso quella di custodire e soprattutto incentivare la biodiversità, tanto in terra quanto in acqua”.

L’area di intervento, composta da due habitat comunicanti, uno di acqua dolce e uno di acqua salata, intende infatti fornire riparo anche per altre specie animali che già frequentano la laguna: anatre, cormorani, aironi, garzette, cicogne, ibis, fenicotteri, falchi pescatori, falchi di palude, chiurli e volpoche.

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